Il settore delle revisioni auto sta affrontando una crisi senza precedenti.
Già nel 2025 mancano 3000 Ispettori e se nulla si farà per controvertire questa tendenza ci troveremo nel 2026 con un deficit di 4000 professionisti.
Le conseguenze sono devastanti: decine di centri revisioni, molti dei quali attivi da oltre 30 anni, stanno chiudendo o lottano disperatamente per rimanere a galla.
Un danno economico irreparabile che sta travolgendo le imprese del settore. Centinaia di lavoratori rischiano il posto, mentre attività storiche sono costrette a chiudere i battenti. Alcune aziende, per sopravvivere, si trovano a operare in condizioni sempre più insostenibili, con margini ridotti al minimo e difficoltà a rispettare le normative e gli standard di qualità.
Come si è arrivati a questa situazione? È ancora possibile evitare il collasso del settore?
In questo report analizziamo le cause di questa crisi e le possibili soluzioni per fermare l’emorragia prima che sia troppo tardi.
Per legge il centro revisioni auto può eseguire la revisione dei veicoli leggeri (auto e moto) solo se è presente in sede ad eseguire o supervisionare la revisione almeno 1 Ispettore abilitato e autorizzato, che ne ha responsabilità civile e penale.
Secondo quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni emanato nel 2019 (e successive modifiche), per diventare Ispettore dei Veicoli Leggeri occorre:
(1) Possedere specifici pre-requisiti, per l’ammissione al corso:
(2) Frequentare un corso di 296 ore teoriche e pratiche, metà delle quali in presenza anche per le parti di mera teoria.
(3) Superare l’esame ministeriale – che si può tenere soltanto presso la commissione dove risiede l’ente presso cui si è frequentato il corso (se hai fatto il corso a Bologna, dovrai sostenere l’esame solo presso la commissione di Bologna) – che conta due prove:
(4) Una volta ottenuta l’abilitazione (con il superamento di entrambe le prove d’esame) e conseguentemente l’iscrizione al RUI (Registro Unico degli Ispettori), si può richiedere l’autorizzazione per essere assegnati ad un centro di revisione dei veicoli leggeri. Tale autorizzazione deve essere richiesta alla Provincia presso cui risiede il Centro di Revisioni.
Dal 2022 (primo anno nel quale è stato possibile sostenere i nuovi esami di abilitazione) ad oggi si ritiene che siano entrati sul mercato:
Complessivamente quindi circa 390 nuovi Ispettori sono entrati in attività, ossia una media di 130 persone all’anno.
L’Accordo Stato Regioni precedente regolava un po’ diversamente l’ingresso nel mondo del lavoro di questa peculiare figura.
Coloro che sono diventati Ispettori delle revisioni prima del 2018 oggi sono definiti dalla legge “Ope Legis” e sino al 2018 erano invece chiamati “Responsabile Tecnico delle Revisioni“.
(1) Similarmente ad oggi, era possibile accedere alla formazione solo se si possedevano determinati pre-requisiti in termini di “Titolo di Studio” ed “Esperienza Professionale”.
(2) Il corso di formazione però durava solo 30 ore (contro le 296 odierne)
(3) L’esame finale consisteva in una interrogazione orale più semplice rispetto a quanto previsto oggi.
Questo ha permesso di immettere nel mercato circa 10.000-12.000 professionisti (è molto difficile stimare un numero esatto) che lavorano presso i circa 9.000 centri di revisione.
Sino al 2018 si può stimare che ogni anno diventassero abilitate oltre 1.000 professionisti all’anno: quasi 6 volte tanto quelli che entrano oggi.
Secondo le stime sino al 2018 ogni centro in media era stato dotato di 1,3 Responsabili Tecnici.
Tuttavia, per essere certi di poter avere sempre almeno 1 figura presente, si ritiene necessario che gli Ispettori siano almeno 2 per ogni centro. Solo questo da certezza che in caso di malattia, ferie o imprevisto sia garantita la reale presenza di almeno 1 responsabile. Ma questo dovrebbe portare la popolazione totale ad almeno circa 18.000-20.000 Ispettori abilitati e autorizzati.
Per garantire questa continuità sino al 2021 questo fabbisogno era sanato dalla presenza delle figure “sostitute”, poi abolite. Approfondiamo questo aspetto nei prossimi paragrafi.
Il sostituto era una figura che non possedendo i requisiti necessari per diventare “Responsabile Tecnico”, frequentava comunque il corso di 30 ore , doveva superare l’esame e poteva ottenere così una qualifica inferiore, che gli dava però diritto di sostituire il Responsabile tecnico in caso di sua assenza e solo per brevi periodi.
Questa figura garantiva la continuità di servizio legalmente.
Dall’analisi statistica qualitativa dello stato del mercato emerge che:
Inoltre, l’assegnazione di due ispettori per centro di revisione pone problemi di sostenibilità economica. Attualmente, in Italia si effettuano circa 15 milioni di revisioni annuali, con un importo medio per revisione di 55 euro (escludendo IVA e diritti MCTC). Questo comporta un fatturato complessivo annuo di circa 825 milioni di euro per il settore. Con un numero di centri di revisione superiore a 9.000, l’incasso medio per centro risulta essere circa 90.000 euro annui.
Se si considera un costo medio annuo per ispettore pari a 40.000 euro, l’impiego di due ispettori per centro genererebbe un costo totale di 80.000 euro annui, lasciando margini estremamente ridotti per la sostenibilità economica dell’attività, specialmente considerando ulteriori costi operativi.
Quali implicazioni hanno queste prime analisi?
Per possedere una chiara visione del mercato oggi, di quante siano effettivamente le risorse presenti e di quale sia il fabbisogno nazionale, occorre riprendere altri elementi utili che presentiamo qui di seguito.
Nel periodo 2019-2021 i corsi sono stati interrotti.
E’ stato possibile riprendere a farli nel 2021 a valle dell’emanazione del nuovo accordo stato regioni e poi dell’ottenimento degli accreditamenti degli Enti presso le Regioni.
Ma solo nel 2022 sono stati programmati i primi esami di stato.
Di fatto quindi per 4 anni non sono stati immessi nel mercato nuovi Responsabili Tecnici: nel frattempo però molti professionisti sono usciti dal settore: per pensionamento o dimissioni volontarie.
Nel 2019 è stato recepito l’ordinamento europeo in materia di corsi di formazione che ha dato vita al “nuovo” accordo Stato-Regioni.
Tale revisione ha profondamente cambiato le modalità dei corsi, che sono le seguenti:
La “filosofia” a monte di questa scelta è “generare una classe dirigente dotata di alte competenze” e quindi che “solo i migliori possano avere accesso alla professione”.
Questo anche con l’obiettivo consapevole – da parte delle autorità che normano il settore – di ridurre il numero di centri di revisione esistenti.
Da qui ne discendono le scelte sui filtri molto restrittivi:
Questo ha fortemente aggravato la condizione del settore perché molti aspiranti “Ispettori delle Revisione”, pur avendo già ampia esperienza o un titolo di studio corretto, non avranno mai entrambi i requisiti per intraprendere la carriera ed essere a disposizione dei centri attualmente esistenti.
Se nel periodo 2010-2018 sono stati abilitati circa 12-15.000 responsabili tecnici.
Nel periodo 2022-2024 ne sono entrati su mercato italiano appena 380.
Un numero penalizzato anche dallo scarso numero di appelli d’esami annuale.
Nel medesimo periodo triennale con le vecchie regole erano entrati circa 1200 nuovi responsabili.
Nel 2021 la figura del sostituto è stata eliminata del tutto.
Da qui è diventato obbligatorio avere presente durante le revisioni la figura del Responsabile abilitato.
La maggior parte dei centri di revisione in italia però ha all’attivo 1 solo responsabile e quindi questo determina, pur di poter lavorare:
E questo punto, in particolare, ha avviato anche una pratica non corretta nella gestione delle sedute.
L’età media dei responsabili tecnici è piuttosto alta, e molti di loro si apprestano a lasciare il lavoro per raggiunti limiti di età. Un esodo che rischia di creare un vuoto incolmabile, data la carenza di figure professionalmente qualificate pronte a subentrare.
Ma quante sono le persone che sono uscite dal mercato del lavoro per pensionamento dal 2019 ad oggi?
Ogni giorno in Italia vanno in pensione circa 1.000 persone, ossia 365.000 all’anno.
La percentuale di persone che lasciano il lavoro per pensione, rispetto ai lavoratori occupati è del 1,4%.
Utilizzando questa metrica nel nostro settore significa che ogni anno circa 200 persone vanno in pensione. Dato che tenderà ad aumentare a causa dell’età media dei Responsabili Tecnici.
Questo ha provocato che:
Il che porta ad un differenziale complessivo di circa:
1200 usciti e appena circa 400 (stima per eccesso) entrati.
Solo per motivi di pensionamento si è creato un buco di 800 professionisti.
In Europa il tasso di dimissioni riguarda oltre il 2% dei lavoratori.
Anche nel nostro settore di mercato a causa delle condizioni lavorative non sempre favorevoli, di stipendi non sempre adeguati alle responsabilità e orari flessibili, spingono molti ad abbandonare il settore in cerca di opportunità migliori.
A questo si sommino coloro che mollano l’attività di Ispettori dei veicoli leggeri per entrare da Privati come Ispettori dei Veicoli Pesanti.
Circa 300 lavoratori ogni anno abbandonano il settore delle revisioni:
Il saldo 2019 – 2024 è che mancano circa 1.720 professionisti.
Nel periodo 2019-2024 quasi 2.520 responsabili tecnici sono venuti a mancare.
Questo porterà ad un saldo di oltre 4.000 unità mancanti nel 2026, per gestire il mercato così come è oggi.
Una previsione impietosa che coinvolge da 1/3 a quasi la metà dei centri di revisione esistenti oggi verso la permanente chiusura.
Quando entrerà in piena e completa funzione il RUI (Registro unico degli Ispettori), ossia il database che raccoglierà in modo puntuale tutti (e solo) coloro che sono “abilitati” ed eventualmente anche “autorizzati” (con la specifica della provincia presso cui operano), i numeri sopra descritti emergeranno.
Se non saranno presi rapidamente dei provvedimenti per arginare questa voragine, il 2026 arriverà come una bomba a orologeria per un’enorme parte dei centri di revisione e sarà troppo tardi.
Da questo punto di vista il recente cambio ai massimi vertici della Direzione Generale della Motorizzazione nazionale potrebbe non favorire tempestivi piani di riforma, considerando le normali tempistiche di avvicendamento e la presa in gestione delle numerose ed eterogenee problematiche che è chiamato a disciplinare e affrontare.
Per comprendere le dimensioni di questo fenomeno abbiamo analizzato i dati relativi ai partecipanti e agli esiti agli esami ministeriali in Italia nel 2024.
Diciamo subito che non è stato possibile, al momento, trovare informazioni complete per tutte le sedi d’esame. Sarà nostra cura integrare eventuali nuove informazioni e rivedere nel suo complesso le stime sotto riportate, qualora sia possibile accedervi.
In questa area di Italia abbiamo potuto reperire in rete informazioni complete sulle sessioni presso la sede di Bologna.
Abbiamo analizzato le performance agli esami ministeriali degli Esami Modulo B che si sono tenuti nel 2024 nell’area Nord Est, presso le commissioni di Bologna, Venezia e Ancona.
Sotto riportiamo gli esiti delle prove per ogni sede.
Se questi dati sono completi, su 204 candidati nell’area Nord-Est, solo 57 (27,9%) hanno superato entrambe le prove d’esame e sono stati abilitati alla professione.
Per l’area di centro abbiamo reperito gli esiti di due prove tenutesi a Roma nel 2024.
Purtroppo non è stato ancora possibile raccogliere tutti i dati relativi agli esiti delle prove tenutesi a Milano, Genova e Torino. Riportiamo quanto è stato possibile recuperare al momento.
Purtroppo non è stato ancora possibile raccogliere i dati relativi agli esiti delle prove tenutesi a Reggio Calabria, Napoli e Bari.
Realizzando un calcolo ponderato e cercando di sovrastimare gli esiti delle prove, possiamo concludere quanto segue:
Questa cifra può portare un margine di errore che cercheremo di approfondire raccogliendo ancora maggiori dati. Ma allo stato attuale ci sembra una stima conservativa.
In ogni caso prendendo questa “dimensione” al di la della sua piena correttezza, ma come “ordine di grandezza”, anche se dovesse essere una sottostima addirittura della metà – per assurdo – possiamo concludere che siano entrati sul mercato molto meno del 10% del fabbisogno di Ispettori preventivato sul 2025.
Analizzando i dati avuti in nostro possesso, si registra che il quiz rappresenta la vera barriera.
A Roma all’esame dell’11 giugno 2024 solo il 15% dei partecipanti ha superato la prova scritta, a Torino (esame di Ottobre 2024) il 17,6% e a Genova (Ottobre 2024) il 24%.
Nell’area Nord Est a Bologna superano il quiz circa il 35% dei partecipanti (media esami maggio e novembre 2024), a Venezia circa il 26% (esiti esame di Novembre 2024), mentre Ancona ha registrato un tasso di bocciatura al quiz superiore al 90%.
La media di errori per scheda è di circa 10 su 60 domande, con una escursione che va da 0 errori a 24 errori (dato prelevato dall’area Nord Est).
Nell’area Nord Est si registra in modo omogeneo che chi supera la prova teorica (quiz) poi supera anche la pratica. Per tanto si può ritenere che la preparazione dimostrata superando il quiz si rifletta poi in una appropriata competenza nel rispondere all’interrogazione orale.
Essendo il quiz la prova più invalidante e contestualmente più oggettiva – le 4.000 domande ufficiali sono quelle per tutte le prove d’esame in Italia – ed essendo il tasso di promozione agli esami di pratica simmetrico su tutta Italia, riteniamo che il lavoro svolto da tutte le commissioni d’esame sia corretto senza posizioni soggettive.
Quello che piuttosto emerge è una differente preparazione dei candidati: chi supera con tassi di promozione più elevati i quiz – che usiamo come riferimento standard – significa che ha effettuato un percorso di studio più accurato.
Anche perchè l’obbligo di dover effettuare l’esame soltanto presso la commissione dove risiede la scuola fa emergere la correlazione stretta che esiste tra tassi di promozione ed enti presenti sul territorio.
Bologna rappresenta il polo che contribuisce maggiormente all’abilitazione di nuovi Ispettori delle Revisioni.
Gli imprenditori si stanno organizzando per assumere presso le aziende solo personale che abbia il titolo per poter accedere ai corsi e tentare gli esami. Nel caso dell’assunzione dei giovani che hanno poca o nessuna esperienza pregressa significa, nella migliore delle ipotesi superando l’esame al primo turno e riuscendo a resistere senza chiudere, apprestarsi ad un percorso di circa 4 anni:
All’impegno di tempo si somma l’impegno economico.
Stimiamo che per un singolo ragazzo “fuori sede” (ossia che abita distante dalla sede dell’ente di formazione), il costo può arrivare tra i 4.000 e i 7.000 euro a seconda dell’incidenza degli spostamenti sul territorio nazionale e delle necessità di pernottamento.
Così come sarà più difficoltoso attirare dei lavoratori presso centri di revisioni situati nelle zone più periferiche.
Questi due effetti andranno a discapito delle aree più periferiche che perderanno un servizio essenziale di prossimità, con anche possibili effetti in termini di calo della sicurezza stradale, in quanto un numero crescente di proprietari di auto potrebbe rinunciare a revisionare l’auto
La stringente necessità di superare gli esami di abilitazione per dare un futuro all’impresa presso cui si opera o che si possiede (spessissimo si tratta di aziende a conduzione familiare), genera un doppio effetto psicologico:
L’alto numero di bocciati alle sessioni degli esami fa sì che quasi tutti gli studenti bocciati si ripresentino più volte alle sessioni successive, gonfiando progressivamente il numero di partecipanti alle stesse.
Ad esempio, l’Istituto di Formazione Formek prevede all’esame di maggio 2025 parteciperanno circa 75 nuovi iscritti ai corsi, ai quali si aggiungono 20-30 candidati bocciati nelle sessioni precedenti, portando il totale a circa 100 candidati solo per questo ente.
Nell’area Nord Est, si stima che al prossimo esame di maggio 2025 si presenteranno tra 150 e 200 persone, una cifra in crescita rispetto alle sessioni precedenti.
Le future sessioni saranno sempre più “gonfie” a causa di questo effetto che si trascinerà nel tempo.
E’ evidente che debbano essere integrate delle misure per intervenire a favore del sistema che verte in gravissima crisi.
Occorre che le autorità competenti in materia intervengano tempestivamente, concentrandosi su questi temi.
La prima e più urgente è quella di aumentare le sessioni d’esame annuali.
Seguendo la normativa vigente che indica che sia possibile ripetere l’esame dopo un mese e un giorno dalla bocciatura, occorre aumentare la disponibilità di esami in tutto il territorio nazionale.
Sia aumentando le sessioni nelle singole DGT, sia lasciando libero accesso alle sessioni disponibili anche fuori dal vincolo di dover fare l’esame solo presso la commissione d’esame presso cui risiede l’ente che ha rilasciato l’attestato di partecipazione al corso del modulo B.
Questa misura potrebbe consentire di recuperare almeno 200 nuovi ispettori nel 2025, un numero ancora insufficiente rispetto al fabbisogno complessivo, ma comunque un passo avanti.
Inoltre, grazie alla maggiore disponibilità di esami, sarebbe possibile organizzare in modo più efficace e continuativo durante l’anno i corsi di formazione.
Tutte le ore di teoria potrebbero essere seguite online, mantenendo in aula solo le ore di pratica, riducendo così costi e difficoltà logistiche per i candidati.
Durante il covid fu data questa opportunità e dall’analisi dei livelli di promozione ed efficacia dei corsi non sono state verificati particolari benefici con l’introduzione, al termine dell’emergenza pandemica, della frequenza in aula del 50% delle ore previste.
L’attuale sistema accetta solo diplomi tecnici e professionali specifici, ai quali si aggiungono il liceo scientifico e geometra.
Tuttavia, poiché il corso prevede comunque 3 anni di esperienza sul campo e successivamente 300 ore di formazione, si potrebbe estendere l’accesso a diplomati di altri indirizzi per ampliare la platea di candidati agli esami.
In linea con quanto avviene in altri settori affini, come quello delle Pratiche Auto, si propone di reintrodurre la figura del sostituto ispettore per garantire continuità operativa nei centri di revisione. Questa figura, già prevista in passato, potrebbe temporaneamente assumere le responsabilità civili e penali dell’ispettore in caso di sua assenza, contribuendo così a fronteggiare l’emergenza immediata e ridurre il rischio di interruzioni del servizio dovute alla mancanza di personale abilitato.
Per l’abilitazione del sostituto, si potrebbe istituire un corso di formazione specifico (di durata inferiore rispetto a quello del modulo A e B), simile a quello previsto prima del 2018, comprensivo di un esame finale. Inoltre, si potrebbe stabilire l’obbligo per queste figure di dotarsi di un’apposita copertura assicurativa.
Affrontare questa crisi è essenziale per garantire la sostenibilità del settore revisioni.